Il mio tema! 👊
Salve ragazzi, oggi mi devo scusare per l'ennesima volta per la mia assenza sul blog in questi giorni, ma sono stata molto impegnata. Vi volevo dire che proprio per questo non riesco più a scrivere tutti i giorni, così scriverò solo 2 volte a settimana: il lunedì e il venerdì e poi vedrò se riuscirò a farvi qualche "speciale" durante la settimana ad esempio il mercoledì o il giovedì. Oggi voglio farvi leggere un tema che ho fatto in classe e che è stato pubblicato sul blog della mia classe come uno dei tre migliori. Il mio tema è un racconto d'avventura dove io ho deciso di parlare della storia di un bambino autistico. Buona lettura! (Mi scusa per il grigio che c'è sotto il testo, ma l'ho copiato dal blog di classe, mi è uscito così e non riesco a risolvere il problema...!)
Tutto cominciò una mattina che sembrava come tante altre. Avevo appena cominciato a fare colazione, quando all'improvviso la mamma gridò:" E' scomparso, è scomparso Luca, in camera non c'è!" e così il latte mi andò di traverso! Luca è un bambino autistico ed è il mio migliore amico. Io sono il suo amico "immaginario" e soltanto lui può vedermi e sentirmi. Sono anche un pò il suo angelo custode, perchè lo proteggo e lo aiuto quando la mamma non può o non c'è. Luca è un bambino speciale, è molto sensibile, affettuoso ma anche testardo! Lui non scompare mai, non è mai successo e per una volta che io mi ero distratto lui non c'era più. Così la mamma spaventatissima chiamò la polizia e io invece andai a controllare a scuola. C'era la possibilità che Luca avesse imparato la strada e per una volta volesse andare da solo, senza nemmeno me. Percorsi tutta la strada ma lui non c'era, così entrai in classe, ma il suo posto era vuoto. Mi sedetti e notai una strana scritta incisa sul banco:"Stai attento". Non pensai male, tanti ragazzi prima di Luca erano arrivati in quella classe e quella frase poteva non essere indirizzata a lui e così mi alzai e tornai a casa. Lì c'era ancora la polizia che faceva domande, nel mentre allora io salì in camera di Luca e sul suo comodino trovai un biglietto con su scritto:"Sconto, anzi super sconto, prendi due e paghi uno!" e così mi si accese la lampadina: quello era il biglietto della sua gelateria preferita e visto che Luca era molto goloso poteva essere andato lì. Spesso infatti lui aveva delle voglie improvvise, come una donna incinta, così a volte anche prima di andare a scuola passavamo a prendere un pò di gelato. Notai anche che sul letto non c'era il suo libro preferito:"Il Sole e la Luna". Così corsi in gelateria ma non lo trovai neanche lì. Inoltre mi arrabbiai e mi intristì molto perchè non potevo fare domande al gelataio essendo un fantasma e non potevo nemmeno parlare dei miei sospetti con la mamma di Luca, mi sentivo inutile. Poi mentre girovagavo per cercare di calmarmi vidi su una sedia vicino ad un tavolino il libro di Luca. Questo voleva dire che Luca era passato per la gelateria e poi se ne era andato, ma questo mi sembrava molto strano, Luca non avrebbe mai lasciato il suo libro lì, lui lo proteggeva come se fosse il tesoro dei pirati e poi era molto affezionato a quel libro essendo stato l'ultimo regalo del padre che era morto pochi anni prima. Così aprì il libro e dentro, sulla prima pagina, c'era disegnata una faccina triste. Luca disegnava le faccine quando non riusciva ad esprimersi con le parole e la faccina triste significava tristezza o paura. Ma se fosse successo qualcosa Paolo, il gelataio se ne sarebbe accorto anche perchè lui conosceva Luca visto che era il cliente più affezionato! Mi fermai a pensare e così mi ricordai che una volta Luca mi disse che gli piaceva mangiare il gelato sulla spiaggia, quando non c'era nessuno ma il caldo si faceva già sentire. Andai in spiaggia ma non c'era nessuno, nemmeno un' anima viva nè un fantasma come me! Così decisi di tornare a casa per vedere se Luca fosse ritornato o se la polizia avesse scoperto qualcosa. Arrivato a casa la polizia se ne era andata e c'era solo la mamma che camminava avanti e indietro per la stanza senza sapere cosa fare. Salì nuovamente in stanza per cercare altri indizi, ma nulla, non c'era niente di strano, era l'ennesimo buco nell'acqua. Era ormai ora di pranzo e a quell'ora i ragazzi uscivano da scuola, io continuavo a pensare a quella scritta sul banco di Luca e così andai a scuola a vedere se ci fosse qualcosa di strano e se i compagni di Luca c'entrassero qualcosa. Vidi un gruppo di ragazzi della classe di Luca che complottavano qualcosa, ma lì mi resi conto che stavo davvero impazzendo, perchè avrebbero dovuto parlare di Luca che non li infastidiva mai e così tornai a casa per riposarmi, le ore passavano, la preoccupazione saliva e io ero sempre più stressato. Arrivato a casa trovai in giardino la mamma di Luca che parlava con l'insegnante di sostegno di Luca e così mi fermai ad ascoltare la loro conversazione. La professoressa Rossi era una persona molto importante per Luca, lui la reputava l'unico punto di riferimento sicuro a cui si poteva rivolgere, soprattutto nell'ambito scolastico. La professoressa iniziò a parlare:" Signora le devo confessare che ultimamente vedo Luca un pò distratto, non segue molto le lezioni e poi lo vedo sempre preoccupato, come se ci fosse qualcosa che lo turbasse, per caso c'è qualche problema a casa?" e la mamma, incredula, rispose:" No, a casa tutto bene, come sempre, nessuna novità." A quel punto si salutarono e la professoressa se ne andò. Era sera, andammo a dormire con il pesante pensiero che ormai erano già passate 24 ore. Il giorno dopo mi alzai e scendendo in cucina sentì la mamma che parlava con la polizia che gli stava dicendo di andare a casa di un amico di Luca, Matteo, che aveva una cosa molto importante da dire. Così uscì di casa e io la seguì. Arrivati da Matteo lui ci disse che la scorsa mattina aveva visto passare davanti casa sua Luca con degli "amici nuovi" e lo vedeva a disagio, come se lo costringessero a camminare. Matteo stava a letto perchè non si sentiva bene e non era andato a scuola nè quel giorno nè la mattina precedente. Le mie intuizioni erano giuste, in questa storia c'entrava qualche bullo e questo spiegava la scritta sul banco, la faccina triste nel libro lasciato incustodito sulla sedia, come se qualcuno lo avesse costretto ad andarsene senza portare con sè il suo libro e poi l'impressione della professoressa Rossi sulla strana preoccupazione di Luca. La polizia così iniziò a cercare qualche magazzino deserto dove avessero potuto portare Luca, forse per fargli del male. Tutti pensavamo che fossero quei bulletti che io vidi complottare davanti a scuola. Risalirono ai genitori di un ragazzo in particolare Marco. Il padre era un ex imprenditore e c'era un magazzino che conosceva bene, in periferia. Ci dirigemmo tutti lì e finalmente li trovammo, Luca era legato ad una sedia e poi c'era Marco con un piccolo coltellino in mano. Intervenne così la polizia che parlò con Marco e lo convinse a posare il coltellino a terra e poi una volta preso Marco la mamma liberò Luca. Sembrava una di quelle scene dei film polizieschi, peccato che il protagonista era Luca che per fortuna era finalmente salvo. Tutto era risolto, ma rimaneva solo una domanda a tutto questo: perche? Perchè Marco aveva fatto tutto questo a Luca? Così lo dissi a Luca che lo disse alla polizia che a sua volta lo chiese a Marco! Marco rispose che lo aveva fatto perchè Luca era "diverso" e non meritava di stare in quella classe di bambini sani e poi perchè Luca aveva fatto amicizia con Marta, la sua ragazza e quindi Marco era geloso. Marco ebbe il suo processo e tutto questo dimostrò e dimostra che non c'è tolleranza, anzi, forse non c'è mai stata e che la gente può arrivare a fare cose assurde.
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